Fiat, accordo con l'indiana Tata
......................................................................................................................
E' ormai ufficiale la firma del "memorandum of understanding" tra Fiat e l'indiana Tata Motors.
Chi si aspettava un'altra intesa con un partner blasonato, almeno per ora, dovrà pazientare.
In India il marchio Tata è il più venduto tra i veicoli commerciali ed il terzo tra le automobili. Il suo fatturato si avvicina ai 5 mld di dollari ed è la più grande industria automobilistica indiana, diversificando la propria offerta in settori completamente estranei all'automobilismo come le telecomunicazioni, la metallurgia, la finanza e addirittura il caffè.
Uno dei modelli di punta della società di Ratan Tata è la Safari, jeep a sette posti, che voci di corridoio vogliono come prossima subire il remake dei designers Fiat. Un altro prodotto della casa di Bombay è l'Indica, berlina molto simile alla nostrana Idea, della quale è presente anche la versione station wagon, la Indigo. Probabilmente però ai primi modelli che nasceranno dalla sinergia spetterà il compito di sostituire Palio e Indica sfruttando la piattaforma Punto, l'invidiatissimo multijet Fiat e l'economica rete di fornitori indiani. Un mix che potrebbe risultare alquanto efficiente.
L'azienda italiana avrà da guadagnare in termini di costi di produzione e di visibilità nel contesto indiano, vastissimo per estensione quanto per popolazione e soprattutto in crescita. Da non sottovalutare anche l'opportunità di aggirare l'importante barriera all'ingresso di un mercato che impone pesantissimi dazi.
Per contro Fiat avrà poco da aggiungere alle sue conoscenze per quanto concerne qualità, ricerca e tutte quelle armi che in Europa rendono un'azienda realmente concorrenziale. La Tata Motors è comunque leader in R&S nel mercato indiano, ma è evidente che è intenzionata ad attingere ben altro da questa alleanza.
Questo accordo deve essere a mio avviso interpretato all'interno di una strategia industriale in cui si integrano molteplici collaborazioni mirate. Infatti l'accordo di Fiat con la serba Zastava implica la stessa possibilità di produrre a minor costo in stabilimenti non propri (anche se per evidenti motivi tecnico-professionali in questa occasione non ci sarà anche sinergia tecnica), tralasciando la necessità di importare conoscenze qualitativamente più avanzate.
Viceversa, la più recente intesa con Ford e quella da tempo siglata con PSA (Peugeot e Citroen) sembrano invertire i ruoli. Si va a produrre negli stabilimenti in Turchia ed in Polonia ma è Fiat questa volta ad offrire bassi costi ai partners. Insomma, dopo la memorabile fumata nera con GM, a Torino la voglia di intese sembra essere rimasta.